LA FIAT IN ITALIA/2

Tengono sempre banco e continuano a suscitare polemiche e discussioni le dichiarazioni di Sergio Marchionne nell’intervista rilasciata a Fabio Fazio.

02 Nov 2010 motorpad.it
LA FIAT IN ITALIA/2
Tengono sempre banco e continuano a suscitare polemiche e discussioni le dichiarazioni di Sergio Marchionne nell’intervista rilasciata a Fabio Fazio. Opportuno, quindi, l’intervento di John Elkann. Alla domanda … la Fiat vuole abbandonare l’Italia? posta durante l’assemblea della Juventus il presidente della Fiat ha precisato: “ Marchionne non ha mai affermato questo, ha semplicemente posto un problema di competitività. Prendiamo atto di questa situazione e vediamo cosa fare, tutti insieme, per risolverla.”

Una risposta che mette in evidenza l’identità di vedute e di intenti tra presidente e Amministratore Delegato e la volontà di operare in stretta sintonia.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Luca di Montezemolo nell’ultima audizione al Senato dove ha ribadito l’importanza dell’Italia per Fiat e la necessità di “…una strategia industriale di Fiat che deve essere coerente con la strategia industriale del Paese”.

Proprio quella che manca, viene naturale dire. Dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi in tutt’altre faccende affacendato, infatti, il solo commento è stato di accordo totale con le dichiarazioni di Marchionne quando, parlando da industriale, ha detto che resta in Italia “… per un sentimento patriottico, fatto che considero positivamente e da apprezzare perché in Cina e in India avrei condizioni più favorevoli”.

Quanto al neo ministro per lo sviluppo economico Paolo Romano ha definito “dure” le affermazioni di Marchionne, ma di ritenere utile che di queste cose si parli in una sede riservata. Vedremo allora cosa uscirà dall’incontro fissato per il 4 Novembre che, a nostro modesto avviso, tanto riservato non dovrebbe essere, visto gli enormi problemi sociali, economici e industriali messi sul tavolo. E a questo auspicato tavolo devono partecipare con atteggiamento costruttivo anche i sindacati, senza posizioni preconcette. Cosa ben più importante della richiesta di avere uno spazio uguale a quello concesso a Marchionne in “che tempo che fa”. Non è li che si risolvono problemi di questa portata. Se mai si acuiscono.

Tutto ciò premesso e dato atto a Marchionne di aver sollevato problemi concreti, non possono essere taciute alcune osservazioni per altro emerse da parte di più attenti osservatori “neutrali” (vedi Massimo Mucchetti sul Corriere Economia) circa la scarsa produttività di alcuni impianti italiani di Fiat. E’ vero, infatti, che in Polonia si producono più auto che a Pomigliano, ma a Tychy si assembla la Nuova 500, auto di grande successo e di minor “valore” rispetto alle Alfa che si fanno in Italia dove, tra l’altro, ha imperversato la cassa integrazione perché di questi modelli se ne vendono pochi. In parole più semplici: non è il caso che Fiat faccia – anche - qualche riflessione sul minor appeal di certi suoi modelli e si ponga il problema di mettere in produzione auto più seducenti e interessanti? Sarebbe sicuramente più facile venderle e, quindi, produrne di più. Come dimostra chiaramente il fenomeno 500.
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