Peugeot RCZ

Prima Peugeot della storia identificata da una sigla alfabetica anziché da una cifra, l’intrigante RCZ è l’icona del manifesto programmatico della casa francese che s’articola in vari punti fra i quali risaltano un nuovo corso stilistico, il proposit

13 Aug 2010 motorpad.it
Peugeot RCZ
Prima Peugeot della storia identificata da una sigla alfabetica anziché da una cifra, l’intrigante RCZ è l’icona del manifesto programmatico della casa francese che s’articola in vari punti fra i quali risaltano un nuovo corso stilistico, il proposito di attaccare il mondo dei modelli Premium e l’obiettivo di risalire tre posizioni nella top-ten dei costruttori mondiali entro il 2015, per arrivare a occupare il settimo posto assoluto. Una strategia che prevede anche l’approccio a settori di mercato in cui la casa francese non era presente come quello emergente dei crossover, nel quale si è già installata con determinazione con la 3008 gradita sino al punto da aver “costretto” a impiantare 3 turni lavorativi nello stabilimento di Socheuax, e quello delle sportive grintose dove adesso si presenta con la RCZ. Un modello che, ancora più della 3008, tradisce come la mutazione genetica in corso in casa Peugeot sia indirizzata a cambiare in modo radicale l’immagine del marchio, proiettandola in territori meno legati a canoni molto rigorosi concettualmente e stilisticamente. Fattori che, in questi ultimi tempi, erano quasi in antitesi con il ricco palmares sportivo della marca francese – composto da numerosi successi nei rallye e nelle gare di durata – che, invece, vetture come la RCZ possono contribuire a pubblicizzare.
Trasformatasi nel giro di un paio d’anni (quindi molto rapidamente) da concept-car a modello definitivo, la RCZ dimostra come la possibilità d’impiegare componenti già collaudate e utilizzate – per esempio, il gruppo pianale-sospensioni che è speculare a quello della 308 e alcuni motori – non solo faciliti il compito di chi deve realizzare un nuovo modello, ma permetta persino di non penalizzare il costo finale anche quando si sviluppano tante nuove soluzioni. Fra queste spicca la linea, a prescindere dal fatto che può richiamare alla mente quella di un’atletica rivale di passaporto tedesco, specie per quello che concerne il profilo. Infatti, evolve in chiave sportiva alcuni tipici stilemi Peugeot e li abbina ad altri assolutamente inediti. Infatti, il design realizza un frontale slanciato e aggressivo, una fiancata resa muscolosa da prominenti passaruota e un “lato B” sinuoso e seducente, generato dai fianchi ben disegnati e dalle curve originate dalle gobbette sul padiglione (richiamano quelle proposte dalle GT di un tempo) e dall’ampio lunotto concavo. Le vesti intriganti ­– in cui si mimetizzano il cofano attivo che mira a ridurre le conseguenze a un pedone in caso di urto e lo spoiler posteriore retrattile – si possono personalizzare ampiamente, sino al punto di richiedere il rivestimento in carbonio per il padiglione.
L’atletica indole della RCZ è ben percepibile anche nell’abitacolo configurato 2+2, sebbene solo virtualmente a causa della ridotta disponibilità di spazio che la zona posteriore riserva agli occupanti, grazie all’atmosfera impressa dal gradevole arredamento, dalla finitura accurata, dalla razionale impostazione e dal ricco equipaggiamento.
Anche quanto cela l’abbigliamento è in piena sintonia con la personalità della RCZ. Infatti, l’autotelaio della 308 è stato evoluto in chiave sportiva per ricavare un baricentro inferiore di 18 mm in grado d’esaltare l’agilità e i motori costituiscono lo stato dell’arte della marca francese. L’offerta s’articola su due unità turbo a iniezione diretta di benzina: un 1.600 da 115 KW- 156 CV che è disponibile anche in abbinamento con il cambio automatico sequenziale e un’inedita variante che sprigiona ben 147 KW- 200 CV e su un 2 litri turbodiesel con filtro antiparticolato da 120 KW-163 CV.
Non essendoci varianti dovute ad allestimenti, originano un listino che parte dai 26.5000 euro della 1.6 THP e sale ai 27.8000 euro della versione con cambio automatico e che, attraverso i 29.300 euro della 1.6 THP più potente, s’attesta ai 29.650 euro richiesti per la 2.0 HDI FAP.
Entro il 2012 arriverà anche una variante Hybrid4, spinta dal turbodiesel di 2.000 cc e da un motore elettrico posto al retrotreno che, in un sol colpo, innalzerà la potenza sino a 200 CV e originerà un sistema di trazione a 4 ruote motrici.
Il motore della versione top di gamma, estrema evoluzione dell’unità a iniezione diretta di benzina sovralimentata di 1,6 litri che il gruppo PSA ha sviluppato con BMW, porta al debutto la fasatura variabile sia degli alberi della distribuzione sia delle valvole d’aspirazione. Mette in campo una potenza specifica di 125 cv/litro insieme a una coppia di 28 kgm che si sviluppa già a 1.750 giri e imprime a questa RCZ prestazioni di spicco a fronte di consumi al vertice della categoria.
Passando dalle parole ai numeri corrispondono a una velocità massima di 237 all’ora che si raggiunge attraverso un’accelerazione sino a 100 orari che avviene in 7,5 sec. nel rispetto di percorrenze medie (dichiarate) di 14,5 chilometri con un litro. Questa unità asseconda la guida alle andature normali con la fluidità e la prontezza delle risposte ai bassi regimi, mentre sfodera un carattere molto esuberante e redditizio già quando ci si avvicina ai 2.000 giri. Da questo picco (senza scatenare scariche adrenaliniche per l’assenza di “scalini” fra i regimi) libera spigliatamente la cavalleria grazie anche alla redditizia spaziatura delle 6 marce del cambio, che è ben manovrabile e ha innesti precisi, accompagnando il suo redditizio lavoro con una sinfonia assai appagante. Anche quando lo si mette alla frusta il suo alto rendimento è sempre ben supportato da un comportamento esente da critiche e rigoroso, che tra l’altro non impone rinunce sul fronte del confort. Sui percorsi più veloci l’affidabilità di marcia e l’efficienza generale della RCZ s’avvantaggiano della fuoriuscita dello spoiler posteriore (sino a 85 orari si pone a 19°, oltre i 155 all’ora assume un inclinazione di 34°) ma in ogni circostanza risaltano sia la stabilità – che chiama in causa i graduali interventi dell’ESP solo in situazioni realmente estreme – sia il mordente dell’impianto frenante.
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