CIC-LOBBY

D’ora in avanti lo scriverò così perché è chiaro che di una “lobby” si tratta e per di più potentissima e più che mai ascoltata dall’Amministrazione comunale dove, in pratica, detta la linea all’Assessore Maran, ma anche trova spazi incredibilmente g

06 Nov 2012 motorpad.it
CIC-LOBBY
D’ora in avanti lo scriverò così perché è chiaro che di una “lobby” si tratta e per di più potentissima e più che mai ascoltata dall’Amministrazione comunale dove, in pratica, detta la linea all’Assessore Maran, ma anche trova spazi incredibilmente generosi anche sulla stampa milanese.
Intendiamoci, niente di illecito in una lobby, specie se tutela interessi legittimi e lo fa in modo esplicito; certo è che in città e nell’opinione pubblica ci sono anche altre voci da sentire e interessi altrettanto legittimi da prendere in considerazione. Cosa che, tanto per restare in argomento, non fa il già citato assessore Maran che non risponde alle richieste di incontro che gli arrivano, ad esempio, dalla Compagnia dell’Automobile.
 
Veniamo al fatto. Sulle pagine della Cronaca di Milano del Corriere della Sera di oggi si legge, in prima, il grido di dolore di Eugenio Galli, Presidente di Cic-lobby con un titolo che suona “La mia bici, i vandali e i controlli assenti”, ripreso in terza “La mia bicicletta cannibalizzata. E i controlli assenti”. 
Problema di prim’ordine, evidentemente, quello della bici del nostro Galli, nell’oceano di problemi cittadini. E ancora più dolorosa è la denuncia della ferita che deve sopportare nell’animo per la perdita di un “mezzo fedele e prezioso” - neanche fosse una persona cara o un cane - e di “frustrazione e scoramento”. Ho subìto anch’io questo evento e mi fermerei, per un minimo di senso delle proporzioni, a parlare di incazzatura. Cosa che ho provato anche quando mi hanno rubato un’auto, anzi due.
 
Non finisce qui, però, perché il nostro Galli parla anche dei furti di “parti vitali” della bicicletta come ruote, sella, cestino, manubrio, campanello”. Motivi più che sufficienti, per il nostro Galli, invocare quasi una "task force” della polizia urbana da destinate al piantonamento delle bici in sosta. Una bici, un poliziotto o un vigile, e così si sta tranquilli.
Che si debba fare di più per ridurre (stroncare mi sembra francamente impossibile) i furti, piccoli o grandi che siano, è fuori di dubbio ma, ripeto, un senso delle proporzioni e della realtà non guasterebbe.

Ci deve però spiegare, il nostro Galli, perché agli invocati tutori dell’ordine non chiede anche di sanzionare con altrettanta severità le mancanze e i comportamente di molti ciclisti che sono sotto gli occhi di tutti: bici senza fanali e luci di avvistamento, percorsi in contromano e sui marciapiedi, ciclisti che pedalano con cuffie che sparano musica nelle orecchie isolati da quanto succede attorno, caschetti protettivi che in città sono oggetti del tutto sconosciuti, ecc.
Crederci o no ma in città circola un ciclista che è vivo solo perché io ero attento alla guida e ho frenato quando mi è saltato, senza il minimo preavviso, giù da un marciapiede mentre stava allegramente telefonando.
 
Un’ultima considerazione tornando alle bici “cannibalizzate”. Sono uno spettacolo indecente come è ben evidente. Ma perché questi relitti restano per mesi abbandonati là dove sono state parcheggiate le bici dalle quali derivano? 
Se la bicicletta deve anche rendere più bella la città e far scoprire angoli sconosciuti, perché i proprietari che detengono pur sempre le chiavi dei lucchetti e delle catene che vincolavano il mezzo non provvedono a recuperarlo e aspettano che ci pensi la nettezza urbana. Dov’è in questo caso il tanto declamato senso civico e amore per la città più bella?

MP
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