CITROËN DS3

Quello della DS3 è un esordio importante.

24 Sep 2010 motorpad.it
CITROËN DS3
Quello della DS3 è un esordio importante. La Citroën, pur essendo un colosso da 1.346.000 veicoli (di cui 111.012 in Italia, dati 2009) ha un potenziale da costruttore specialista non del tutto sfruttato. Ciò deriva anche da alcuni modelli che hanno fatto la storia dell’auto, come la Traction Avant, la 2CV e la DS. Proprio da quest’ultima è stata presa l’identità per la nuova gamma di vetture di classe “premium”. Ma nient’altro, però. E bene ha fatto la casa dello chevron a non scomodare troppo l’immagine di una vettura per molti versi inimitabile, guardando invece al futuro, coniando per questo il termine “anti-rétro”, che sottolinea ancora di più questa filosofia.

La DS3 è infatti una compatta che punta molto sull’esclusività e sulla personalizzazione, dando il via a un concetto che potremmo definire “auto-abito”, tanto ampia è la possibilità di realizzare dei pezzi unici per allestimento e look, su misura del cliente.
È una strada già battuta da altri costruttori, per esempio BMW con Mini e Fiat con 500, che ha dato risultati più che positivi e sulla quale Citroën intende correre anch’essa, avendo le carte in regola per farlo. La DS3, del resto, riprende il concetto di vettura personale, individualista, delle auto appena citate, il tutto realizzato secondo standard dimensionali ben più generosi, che solo la scelta della formula tre porte esclude dal novero dei modelli adatti anche alla coppia con prole (cresciuta) al seguito.

Le dimensioni interne canoniche, infatti, parlano di un abitacolo accogliente, paragonabile, per eccesso, a quello della Alfa Romeo MiTo, una compatta “premium” confrontabile alla DS3 per prestazioni, dimensioni generali e quel tocco di personalità a cui accennavamo.
Ma se l’italiana gioca sul retaggio sportivo e sullo stile consolidato della casa, la francese si mostra più aperta a proposte di stile che vanno oltre il mondo automotive, alimentandosi nella sfera della moda e del life-style.
Troviamo così la proposta della carrozzeria bicolore, con il “tetto a fazzoletto”, cioè in tinta contrastante con il resto, come una cravatta o un foulard fa con il resto dell’abbigliamento. E, volendo, lo stesso colore può essere ripreso dalle calotte dei retrovisori, dalla fascia sulla plancia e persino dai “double chevron” a copertura dei mozzi-ruota. Se ciò non bastasse, lo stesso padiglione può essere decorato con motivi diversi, come le decorazioni tribali oppure a tenui linee traversali da giardino zen, entrambe tono su tono, ma anche con delle vistose striature zebra (il nero è a effetto pelle) o degli ancor più provocatori pois in tinta contrastante.

Sotto questo vestito, una carrozzeria dallo stile sì complesso, ma non sovradisegnato. Un risultato difficile da ottenere, ma sul quale i designer della casa hanno lavorato con attenzione. Tratto saliente della DS3 è il già nominato tetto, realizzato come fosse sospeso. I montanti anteriori sono infatti trattati in nero opaco, mentre i posteriori sono posti al di sotto delle superficie vetrata, risultando di fatto invisibili. Ma il tocco personale viene dal montante intermedio, una specie di pinna dorsale che però termina prima di toccare il tetto, accentuando così l’effetto flottante dell’insieme.
Eloquente la scelta dell’araldica di questa vettura, nella quale il classico e appena ristilizzato double chevron appare solo come parte integrante del fregio sulla mascherina, mentre il vero protagonista è l’inedito logo che campeggia davanti, in coda e sul volante, a significare la nascita di una nuova linea della Citroën.

Nell’abitacolo, si conferma la volontà di coccolare il guidatore e l’eventuale passeggero, sia con i sedili Confort delle versioni base “Chic” (l’unica a carrozzeria monocolore) e intermedia “So Chic”, sia con i più profilati Dynamique delle versioni top “Sport Chic”. L’impostazione di guida è sportiva, con sedili dall’assetto non troppo alto e volante a duplice regolazione di conformazione sportiva, con l’arco inferiore appiattito per non interferire nelle gambe del guidatore.
Bella la pedaliera in alluminio con gommini antiscivolo e simpatici i tappetini che replicano il motivo decorativo scelto per il tetto. Sola caduta di tono la regolazione degli schienali a scatti invece che continua, tramite rotella. Considerato che le qualità della vettura la destineranno a essere “litigata” da lui e da lei, sarebbe opportuno offrire almeno in opzione la regolazione elettrica con 2 o 3 memorie di posizione.

Al volante si nota subito il cruscotto dal notevole colpo d’occhio e il livello generale di finitura molto elevato. A ciò si aggiunge un abbondante dimensionamento che culmina nella larghezza ai gomiti, di 1.420 mm davanti e 1.407 mm dietro.
La guida della DS3 dissimula alla perfezione la propria derivazione dalla nuova C3 (stesso passo di 2.464 mm). L’assetto, la taratura dello sterzo, i rapporti del cambio e la cupa rombosità in accelerazione parlano un linguaggio di sportività e divertimento spiccato, che aggiunge piacere alla guida.
La scelta di motorizzazioni più generose rispetto alla C3 ha portato a un innalzamento generale delle prestazioni e, considerato che l’offerta base è di 95 CV per circa 1.100 kg di peso, appare chiara l’indole della vettura. Questa naturalmente si mostra al meglio con il 1.600 THP turbo a iniezione diretta da 156 CV, dotato di una curva di coppia massima ben distribuita fra 1.400 e 4.000 giri, che dà l’impressione di avere a che fare con un motore di ben altro calibro.

Interessante l’offerta di una versione diesel HDi da 92 CV, messa a punto per limitare le emissioni di CO2 a 99 g/km.
Risultato ottenuto con l’aggiunta di un intercooler, una diversa mappatura e rapporti al cambio più lunghi. Il minore consumo non comporta variazioni del valore di coppia massima, che è però raggiunta a 2.000 giri invece che ai 1.750 del motore standard.
Un esordio riuscito, dunque, per la DS3. E se il buon giorno si vede dal mattino, aspettiamoci interessanti novità con il neonato marchio DS.
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