Incontro Governo-FIAT

Per ora non si chiudono impianti e la Fiat rimarrà in Italia, ma neppure si fanno investimenti che arriveranno solo quando il momento sarà “idoneo”, vale a dire quando ci sarà la ripresa del mercato.

24 Sep 2012 motorpad.it
Incontro Governo-FIAT
Per ora non si chiudono impianti e la Fiat rimarrà in Italia, ma neppure si fanno investimenti che arriveranno solo quando il momento sarà “idoneo”, vale a dire quando ci sarà la ripresa del mercato.
E’ questo in buona sostanza il risultato del lungo - 5 ore - incontro tra il Governo e la Fiat, insieme alla decisione di dar vita ad un gruppo di lavoro congiunto presso il Ministero dello Sviluppo Economico con il compito di mettere a punto gli strumenti per rafforzare la strategia di export per il settore. Un po’ vago, ci sembra, e così la pensa la maggior parte dei commentatori economici e delle forze politiche e sindacali.
 
Se interpretiamo bene questa strategia volta a produrre modelli da esportare quando se ne presenterà l’occasione, la Fiat, come ha più volte dichiarato il suo A.D. Marchionne, resta in Italia grazie ai profitti che realizza sui mercati extrauropei; poi, al  momento “idoneo” e con gli opportuni investimenti, saranno prodotti (anche) in Italia i nuovi modelli che dovrebbero prendere principalmente la via del mercato americano.
 
La situazione attuale vede però la Fiat in veste di importatrice dagli USA con modelli come la Freemont, le Lancia Grand Voyager, Thema e Flavia tutte di origine Chrysler, a fronte di non più di 28.000 nuova 500 contro le 50.000 previste; definirle poi “esportate” è quantomeno improprio perché sono prodotte in Messico.
 
Da oltreoceano è inoltre già stabilito che arriveranno un’intera gamma di 4 SUV (la derivata della Jeep Liberty, il Wrangler, il Grand Voyager, il Grand Cherokee), l’Alfa Romeo Giulia e la 500 Elettrica; dulcis in fundo dovrebbe arrivare addirittura dal Giappone la nuova spider Alfa Romeo.
E’ lecito chiedere se nessuna di queste sette produzioni non poteva essere programmata per gli impianti italiani? E ancora, quali potrebbero essere i nuovi modelli, a mercato in ripresa, da assemblare in Italia da esportare sul mercato americano?
 
In definitiva è difficile non rilevare che la riunione è stata, e non poteva che essere, del tutto interlocutoria e vaga. Concretezza poca. Purtroppo.
Intanto al coro degli accusatori della Fiat e del suo manegement si è aggiunto anche l’Ing. Carlo de Benedetti che, anni fa e solo per qualche mese, è stato A.D. del Lingotto. Ha definito “uno specchietto per le allodole” il defunto programma Fabbrica Italia. Alla prossima puntata.
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