Peugeot 208 R2: una prova davvero "speciale"

Abbiamo testato la Peugeot R2 di Albertini. Ecco come è andata.

28 Jul 2014 motorpad.it
Peugeot 208 R2: una prova davvero 'speciale'

L’attività sportiva rappresenta per Peugeot uno dei cardini fondamentali della comunicazione. Le competizioni sono una parte importante della storia della casa e l’impegno, negli anni, è spaziato in tutte le categorie del motor sport, dalla pista ai rally per arrivare anche alla Formula 1. In questo quadro la filiale italiana della Casa francese è impegnata da tempo in un programma agonistico a più livelli. Partecipa in forma ufficiale al Campionato Italiano Rally dove schiera con la squadra ufficiale Racing Lions due vetture: la 208 T16 in allestimento R5 per l’equipaggio pluricampione Paolo Andreucci-Anna Andreussi e una 208 R2 per lo Junior Team affidata ai giovani Stefano Albertini e Silvia Mazzetti.

A questo si aggiunge l’attività in pista dove con la coupé RCZ Evo partecipa al Campionato Italiano Turismo Endurance con cui Motorpad (ed il sottoscritto) ha partecipato (con buoni risultati) alla gara di Misano.

Per approfondire la conoscenza di queste vetture siamo stati invitati per una vera e propria Prova Speciale, in tutti i sensi perché non capita davvero tutti i giorni avere tra le mani due auto da corsa da guidare avendo a disposizione i piloti titolari per capire e conoscerne i segreti. Una prova speciale in tutti i sensi, anche rallysticamente parlando, perché il tratto di strada, regolarmente chiusa al traffico è un pezzo della PS Orecchietta che fino a qualche anno fa era parte del Rally del Ciocco. Ecco la cronaca.

L’area assistenza è stabilita ad Orzaglia, vicino a Castelnuovo Garfagnana, siamo a casa di Andreucci e dobbiamo percorrere una PS di 1,7 km una volta in discesa ed una in salita due volte per un totale di 6,8 km.

La giornata inizia con un briefing insieme ai piloti che ci spiegano il percorso e poi ci accompagnano in auto per illustrarci le caratteristiche ed i punti più difficili dove prestare maggiore attenzione. A questa fase segue una serie di passaggi con la propria vettura per memorizzare al meglio le traiettorie e prendere qualche riferimento. È un percorso tortuoso con molte curve a vista, cosa che facilita la memorizzazione perché, sembrerà banale, la strada nei due sensi di marcia cambia completamente. Nonostante sia abbastanza corto sono tante le cose da ricordare.

Si parte con la più piccola 208 R2 per acquisire confidenza con l’ambiente adattarsi gradualmente alla potenza. È una trazione anteriore con motore aspirato di 1598 cc che eroga 185 CV a 7.800 g/min, monta un cambio sequenziale a cinque rapporti ed ha un peso d’omologazione di 1.030 kg. Ci viene spiegata da Stefano Albertini che si concentra molto sull’uso del cambio. Scopriamo che il giorno prima un collega ha sbiellato facendo un fuori giri in scalata e quindi bisogna prestare attenzione al funzionamento: tirando verso il pilota si sale di marcia e spingendo in avanti si scala, tutto deve essere fatto con movimenti rapidi e decisi.

L’altro suggerimento che ci arriva è che trattandosi di un motore aspirato bisogna cercare di tenerlo sempre su di giri perché il cavalli sono molto in alto, quindi non si deve seguire il rumore che sentiamo nell’abitacolo, ma guardare il contagiri e cambiare quando compare la prima luce rossa sull’indicatore a LED.

Sulla carta una vettura semplice da guidare, proprio per la potenza contenuta a 185 CV, spesso ci capitano tra le mani vetture di serie ben più potenti, ma questa è un’auto da corsa quindi cambia tutto.

L’avviamento avviene con una serie di passaggi attraverso una centralina posizionata tra i due sedili, e di fronte a noi il display centrale indica il rapporto inserito. Al centro la leva più lunga è quella del freno mano, da usare per le inversioni a fine tragitto, “basta un bel colpo secco e la 208 si gira da sola” mi dice Albertini. Lo guardo e mi sembra preoccupato che la sua R2 passi continuamente in mano di così tanti giornalisti.

Ma adesso tocca a me e la prima cosa da affrontare è la posizione di guida molto bassa tanto che non si riesce a vedere il muso della Peugeot. Attendo il segnale di partenza dai commissari di percorso…via si va ed è incredibile come l’emozione possa prendere il sopravvento. Non mi ricordo più le traiettorie e le sequenze di curve, mi sembra di essere tornato all’università durante un esame, il vuoto pneumatico davanti a me.

Resetto il cervello in fretta e mi rendo conto che almeno non ho fatto spegnere la macchina e inizio ad azionare il cambio per capire il movimento. Prendo confidenza, aumento il ritmo e mi colpisce il fatto che pur trattandosi di una trazione anteriore la coda segue senza alcun problema senza movimenti improvvisi e senza alcuna sbandata. Ottimo e quanto mai preciso lo sterzo con l’assetto e le sospensioni che lavorano molto bene soprattutto negli avvallamenti e nelle zone più sconnesse. Cerco di capire i freni e per farli funzionare a dovere bisogna applicare molta forza, come si deve fare con un’auto da corsa.

La 208 R2 è davvero piacevole da guidare e riesce a trasmettere sensazioni molto sincere e quanto mai vicine ad un modello di serie; certo andare forte è un’altra cosa ma si capisce che è adatta per iniziare una carriera con un mezzo competitivo e a costi contenuti.

Vengo richiamato in assistenza, è già finito tutto ed i meccanici vogliono conoscere le impressioni e se tutto era a posto, neanche fossi veramente un pilota in prova speciale.

Aspetto qualche minuto e salgo ancora sulla 208 R2 questa volta sul sedile del navigatore che la brava Silvia Mazzetti ha lasciato libero. È un altro modo di guidare e Stefano Albertini riesce a sfruttare ogni cavallo a disposizione ed ogni centimetro di strada, con una velocità di esecuzione e sicurezza davvero notevole. Si vede che è la “sua” auto e ne conosce ogni segreto. Davvero complimenti.

Scendo e scherzo con i meccanici accusandoli di aver cambiato il motore, con me al volante non andava così, ma so che non è vero. E’ solo questione di manico.

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