FORMULA 1 GP MALESIA

Ha vinto Sebastian Vettel (per la 27° volta in carriera, come Jackie Stewart), anzi ha vinto la Red Bull con Mark Webber al secondo posto.

25 Mar 2013 motorpad.it
FORMULA 1 GP MALESIA
Ha vinto Sebastian Vettel (per la 27° volta in carriera, come Jackie Stewart), anzi ha vinto la Red Bull con Mark Webber al secondo posto.
Ha perso la Ferrari con Alonso KO alla seconda curva e Massa inconsistente e solo quinto.
Ha dato qualche segno di rinascita la Mercedes con Hamilton sul gradino più basso del podio e Rosberg quarto.
In pratica un G.P. con due soli team in gara. Questa la sostanza bruta di una corsa che si è però portato dietro un gran strascico di colpi di scena e polemiche. Vediamo allora come sono andate le cose.
 
Disastro numero 1 al via con Alonso che dimentica che le gare si vincono  all’ultimo giro e difficilissimamente al primo e va a tamponare Vettel del tutto incolpevole in questa manovra.
Disastro numero 2 al box Ferrari dove, sia pure con l’accordo del pilota, prendono una decisone che lo stesso Domenicali team principal ha definito “un rischio che non dovevamo prendere”. Ma chi comanda nel team?
Disastro numero 3 sempre in casa Ferrari: non si può partire in prima fila e finire 5°; vero Massa. Specie se Alonso è fuori causa.
Disastro numero 4 sempre ai box, dove si è visto di tutto e non solo per le decisioni di cui sopra. Con Hamilton che crede di essere ancora al volante di una McLaren e si ferma lì per farsi cambiare le gomme dai vecchi meccanici invece di andare a casa sua. Per non dire della Force India massacrata in  modo quasi scientifico e di situazioni varie che hanno finito per penalizzare anche la Lotus di Raikkonen.
Sarà anche divertente questa storia di fare tanti pit-stop per favorire lo spettacolo, ma mi piace sempre meno una F1 dove le gomme contano più della macchina, del motore e del pilota. Fosse per me darei a tutti una uguale quantità di benzina e poi ciascuno la sfrutti come crede e vediamo chi è più bravo nella progettazione e nella guida.
Duelli. E’ stata guerra vera e durissima fra i primi quattro che hanno finito in un ordine d’arrivo che non era quello che sembrava più logico dallo svolgimento della corda e sul quale i box hanno influito in modo diverso, secondo l’autorità di chi impartiva gli ordini via radio. Qualcuno li ha rispettati per non compromettere il risultato e gli accordi (chi è in testa ad un certo punto della gara deve essere tutelato e le posizioni acquisite vengono quindi congelate) e qualcuno no. Giusta la legge che tra piloti il primo rivale da battere è il compagno di scuderia.
Così Rosberg ha rispettato gli ordini e la logica ed ha gentilmente ceduto il terzo posto a Hamilton, mentre Vettel non solo si è infischiato della richiesta di rispettare la posizione di Webber, ma “ha fatto una cosa stupida” (dichiarazione del suo box) rischiando un sorpasso suicida che poteva costare carissimo alla squadra. Lui stesso cercherà di scusarsi dicendo che “forse sono stato un po’ troppo aggressivo” ma bastava guardarli in faccia, i due compagni, alla premiazione. E se conosco i piloti si è acceso un incendio che sarà duro spegnere. La manovra di Vettel mi ha ricordato quella di Didier Pironi ai danni di Jacques Villeneuve nel 1982.
 
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