Cinque team italiani in F1? Perché no?

12 Dec 2017 Marcello Pirovano
Cinque team italiani in F1? Perché no?

Ha fatto molto rumore e discutere la notizia lanciata qualche giorno fa dal Corriere della Sera, secondo la quale anche in Maserati starebbe montando una gran voglia di Formula 1. Si tratterebbe di riproporre qualcosa di molto simile all’operazione Alfa Romeo-Sauber con tutte le valenze che la formidabile idea realizzata da Sergio Marchionne per il Biscione potrebbe avere anche per il Tridente, per il progettato “polo del lusso” dell’automobile italiana, e per l’immagine dell’Italia nel mondo.

Nella nuova avventura verrebbe coinvolta l’americana Haas alla quale la Ferrari fornisce già la power unit e la necessaria assistenza tecnica.

E se per l’Alfa Romeo è stato tutto un riesplodere di passione e un rifiorire di ricordi a cominciare dai titoli mondiali vinti con Nino Farina e Manuel Fangio, come dimenticare che lo stesso Fangio il suo quinto titolo mondiale piloti in F1 del 1957 lo vinse proprio al volante di una 250F Maserati? E lo stesso vale per i grandi piloti come Stirling Moss, Froilan Gonzales, Jo Bonnier, Luigi Musso che, tra gli altri, portarono il Tridente sulle piste del mondo dove sarebbe davvero straordinario vederlo tornare a competere.

A questo punto, però, è anche lecito porsi una domanda: perché allora fermarsi a soli 2 team italiani - e a un terzo poco più che ipotetico -  quando porterebbero essere addirittura 5 (cinque)?

Non si può infatti non tifare anche per Giampaolo Dallara mago maghissimo di telai e dell’aerodinamica. Un motore lo trova dove vuole e magari glielo sviluppano apposta le quattro Università di quella “Terra dei Motori” che con il Muner (Motor Vehicle Univesity of Emilia Romagna) fanno davvero sistema e non si pongono limiti nella ricerca avanzata. Fantasie a briglia sciolta, ce ne rendiamo conto, ma sognare e “provocare” non costa niente.

Quello che è certo è che una monoposto Dallara in F1 sarebbe davvero il degno coronamento di una vita dedicata alle corse dove, viste le collaborazioni con Ferrari e Haas e prima ancora con la Scuderia Italia dall’88 al ‘92, l’ing. Dallara un posto di rilievo in F1 lo ha già  conquistato da tempo.

Infine, per chiudere con le provocazioni e con le missioni (im)possibili, potessimo decidere non rinunceremmo nemmeno alla Lamborghini che, d’altra parte in Formula 1 c’è già stata dall’89 al 93 come fornitore di motori a team come Lotus, Ligier e Larousse . Certo che, in questo caso, la cosa è assai più complicata perché il via libera dovrebbe venire da Ingolstadt, dai padroni dell’Audi o, ancora più in su, dal Gruppo VW che possiede i due marchi.

Difficoltà enormi, dunque ma la storia, e non solo quella dello sport automobilistico, è piena di imprese impossibili che si sono realizzate grazie all’impegno ed all’ostinazione di qualcuno che ci ha provato.  

Con due monoposto per team ne verrebbe fuori uno “Squadrone Italia” che, da solo, varrebbe metà schieramento in pista e con uno potenziale di sviluppo tecnico assolutamente straordinario.

Ne deriverebbe anche un peso politico tale da indurre a più ragionevoli consigli i nuovi padroni americani della Formula 1 che, a lasciarli fare, sembrano interessati solo ai colori dei 7 (7!-!-!-!-!-!-!) tipi di gomme da utilizzare l’anno prossimo. Nel caso ne avessero dimenticato qualcuno ci permettiamo di sottoporre un piccolo campionario. Anche scherzare non costa niente. 

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