Sergio Marchionne lascia FCA per problemi di salute. Lo sostituisce Mike Manley Numero 1 di Jeep

22 Jul 2018 Marcello Pirovano
Sergio Marchionne lascia FCA per problemi di salute. Lo sostituisce Mike Manley Numero 1 di Jeep

Dopo 14 anni Sergio Marchionne è obbligato a lasciare il Gruppo FCA a causa del suo stato di salute che negli ultimi giorni si è “improvvisamente aggravato e in modo irreversibile” senza ulteriori comunicazioni per evidenti ragioni di privacy e che ha spinto in il Consiglio di Amministrazione ad una riunione di urgenza e ad accelerare una decisione che era attesa solo per la primavera del prossimo anno. 

Alla guida del Gruppo italo-americano lo sostituisce Mike Manley, manager inglese 54enne, arrivato nel Gruppo nel 2014. Finora ha ricoperto la carica di CEO del Marchio Jeep. Si è così realizzata la promessa più volte ribadita di un successore da scegliere tra i collaboratori di primo livello più vicini a Marchionne.

Nel corso della stessa riunione l’assetto del Gruppo ha subito anche altre importanti novità. In particolare: John Elkann - presidente di Exor e FCA che si è dichiarato “profondamente addolorato per le condizioni di Sergio” - ha assunto la presidenza della Ferrari con Louis Carey Camilleri, manager 63enne nato in Egitto, ma di origini maltesi che lo affianca in qualità di Amministratore Delegato. Al vertice di CNH Industrial (Iveco e macchine agricole e industriali) sale Suzanne Heywood, inglese già nel Consiglio di Exor e prima alta funzionaria del Governo. Cambiamenti, dunque, ma nella continuità di quel piano industriale che lo stesso Marchionne aveva illustrato nella recente riunione di Balocco che ha tracciato le linee di sviluppo con orizzonte 2022 e che, in qualche modo, accentua la dimensione internazionale di FCA e ora marcatamente inglese-americana visto il ruolo centrale di Jeep e attenuando ulteriormente quella italiana e, ancor più, quella torinese. 

Ma cosa aveva trovato Marchionne al suo arrivo nel 2014? E cosa lascia dopo i 14 anni che ne hanno fatto uno dei manager di maggior successo mondiale?
C’era Investiment IFIL, una galassia che comprendeva Fiat Auto, CNH, Iveco, Ferrari, Maserati, Magneti Marelli, Comau, Tecksid, Itedi, Business Solution Fiat Group e diverse partecipazioni molto diversificate nel turismo (Club Med e Alpitour), distribuzione (Rinascente), Banche (SanPaolo), Sport (Juventus) e in altri settori. Il valore di capitalizzazione complessivo di questo universo era stimato sotto i tre miliardi di euro - esclusa Ferrari che ne totalizzava 10 - con situazioni specifiche, tra cui quella di Fiat Auto, con livelli di indebitamento a livello pre-fallimentare.

Oggi c’è Exor che comprende FCA, CNH, Economist, Partner Real Estate e Juventus. La capitalizzazione è di oltre 60 miliardi di euro rende felici gli azionisti che incassano già una crescita del valore azionario del 130% e che rendono FCA molto appetibile nell’universo dell’industria automobilistica mondiale. Valgono, ad esempio le proposte, respinte perché non ritenute adeguate, dei cinesi di Geeley e, recentemente, si parla anche di un interessamento da parte dei coreani di Hyundai. Come dire che FCA vale più di Ford e General Motors. Ferrari, scorporata dal Gruppo, ne vale 24.

Restando nell’area dell’Automotive la realtà della FCA costruita da Marchionne con le sue intuizioni, capacità negoziali, battaglie, e visioni coraggiose spesso incomprese, e pur depurata da qualche errore dai quali lo stesso Marchionne ha dichiarato di aver imparato molto, ha i suoi risultati indiscutibili nel salvataggio di Fiat, Alfa Romeo e Chrysler, nel rilancio esplosivo di Jeep, nella conquista del settimo posto nel ranking mondiale dei Costruttori. Tutto sulle ceneri di due Gruppi tecnicamente falliti.
In termini concreti c’è una realtà industriale-finanziaria-sociale che si misura, nell’azzeramento dei debiti ereditati, nei 111 miliardi di ricavi raccolti nel 2017, nei 234.000 dipendenti che trovano lavoro in 169 impianti tra produzione, uffici e strutture nel mondo.

In estrema sintesi va riconosciuta a Marchionne la capacità di aver riportato l’Italia dell’automobile al posto che la storia le aveva assegnato, di aver salvato migliaia di posti lavoro, di aver arricchito molta gente e creato una generazione manager decisivi per il futuro di FCA e di chi ci lavora. Gli è quindi dovuto un grande “grazie”. Sperando di essere ancora in tempo per gli auguri per una ripresa della sua salute. 

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